Il 26 aprile

1937, durante la guerra civile spagnola, l’aviazione militare tedesca bombardò (con il supporto dell’Aviazione Legionaria Fascista d’Italia) una piccola città dei Paesi Baschi. Pablo Picasso immortalò l’evento e gridò la sua opposizione ai regimi totalitari in un bellissimo, lacerante dipinto:

Guernica
Pablo Picasso: Guernica (1937), olio su tela, 349 cm x 776 cm. Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid.

E’ lei che ha fatto questo orrore?, gli domandò l’ambasciatore tedesco Otto Abetz esaminando una fotografia del quadro.

No, è opera vostra

, rispose il pittore.

Si muore generalmente perché si è soli

o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere.

Giovanni Falcone: Cose di cosa nostra (Rizzoli, 2004)

Doveva morire?

Ferdinando Imposimato, Sandro Provvisionato:

Doveva morire – Chi ha ucciso Aldo Moro

Il giudice dell’inchiesta racconta

Editore: Chiarelettere
Collana: Principio attivo

No, nessuna dietrologia. Sembra che oggi in Italia non si possa parlare di Moro se non per dire che non c’è niente da dire.

Invece proviamo a mettere insieme tutto quello che sappiamo e soprattutto quello che ancora non abbiamo avuto modo di conoscere. Fatti, documenti, testimonianze sono lì, davanti a noi.

Non dietro.

Otto pretesti per leggerlo:

“Aldo Moro era politicamente morto fin dal giorno della sua prima lettera dalla prigionia. E, dal punto di vista del governo, è stato meglio che l’incidente di Moro sia finito come è finito.” Franco Ferracuti, criminologo, membro del Comitato di crisi.

“Nella cerchia di coloro che, ai vertici delle istituzioni, diressero, coordinarono, indirizzarono e seguirono le indagini sul sequestro Moro, ben cinquantasette erano iscritti alla P2.”

“Caro Zaccagnini, sono qui per comunicarti la decisione di lasciare la Democrazia cristiana… Non ho mai pensato alla presidenza della Repubblica.” L’ultimo disperato tentativo di Moro: lasciare campo libero ai suoi compagni di partito.

“Esaminando il materiale trovato in via Gradoli, avemmo la prima sorpresa: quei documenti erano di un’importanza straordinaria. Eppure per ventun giorni, gli ultimi della prigionia di Moro, nessuno li aveva analizzati. Quei reperti portavano ad altri covi e ad altri terroristi.”

“Moretti ha stabilito con qualcuno una convenienza reciproca per la gestione del sequestro e ha potuto viaggiare tranquillo per l’Italia senza che nessuno lo fermasse. Nessuno ha avuto interesse a trovare Moro. Io dico che c’è stata una voluta determinazione: ‘Facciamo un gioco di squadra, noi fino a qui, voi fino a lì’.” Corrado Guerzoni, Atti Commissione Moro.

“Sono stato io, lo confesso, a preparare la manipolazione strategica che ha portato alla morte di Aldo Moro.” Steve Pieczenik, membro del Comitato di crisi.

“Se Buonoconto fosse stato scarcerato, avremmo potuto liberare Moro…” Prospero Gallinari a Ferdinando Imposimato, 17 luglio 2007.

“Le Br erano intenzionate a rapire un importante uomo politico. L’informativa scritta era firmata da Emilio Santillo, il funzionario più importante dell’antiterrorismo italiano… Santillo fu trasferito ad altro incarico.”

Il Natale di Roma

Il 21 aprile del 753 a.C., 2766 anni fa, nasceva la Città Eterna.

Sotto il peggiore degli auspici: un sanguinoso fratricidio…

Siccome erano gemelli e il rispetto per la primogenitura non poteva funzionare come criterio elettivo, toccava agli dèi che proteggevano quei luoghi indicare, attraverso gli auspici, chi avessero scelto per dare il nome alla nuova città e chi vi dovesse regnare dopo la fondazione. Così, per interpretare i segni augurali, Romolo scelse il Palatino e Remo l’Aventino. Il primo presagio, sei avvoltoi, si dice toccò a Remo. Dal momento che a Romolo ne erano apparsi il doppio quando ormai il presagio era stato annunciato, i rispettivi gruppi avevano proclamato re l’uno e l’altro contemporaneamente. Gli uni sostenevano di aver diritto al potere in base alla priorità nel tempo, gli altri in base al numero degli uccelli visti. Ne nacque una discussione e dal rabbioso scontro a parole si passò al sangue: Remo, colpito nella mischia, cadde a terra. È più nota la versione secondo la quale Remo, per prendere in giro il fratello, avrebbe scavalcato le mura appena erette * e quindi Romolo, al colmo dell’ira, l’avrebbe ammazzato aggiungendo queste parole di sfida: «Così, d’ora in poi, possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura». In questo modo Romolo s’impossessò da solo del potere e la città appena fondata prese il nome del suo fondatore.

Tito Livio, Storia di Roma, I, 6-7 (traduzione di G. Reverdito)


* più probabilmente il pomerium, il solco sacro.

Educarsi alla felicità

(Genova abbraccia Roberto Saviano)

A una settimana di distanza torno sul “luogo del delitto” e lascio che i ricordi risalgano in superficie.

Sono passati sette giorni dal mio incontro con Roberto Saviano, e se non fosse per la dedica tracciata col pennarello nero, a tutta pagina, sul frontespizio del libro che sto leggendo, sarei portata a ritenerlo un sogno. Desideravo stringergli la mano e dirgli grazie per ciò che scrivi, per come lo scrivi. Lo desideravo da tanti anni e…

… l’ho fatto? E’ accaduto davvero? Continua a leggere “Educarsi alla felicità”

Il container dondolava

gomorramentre la gru lo spostava sulla nave.

Come se stesse galleggiando nell’aria, lo sprider, il meccanismo che aggancia il container alla gru, non riusciva a domare il movimento.

I portelloni mal chiusi si aprirono di scatto e iniziarono a piovere decine di corpi.

Sembravano manichini.

Ma a terra le teste si spaccavano come fossero crani veri. Ed erano crani. Uscivano dal container uomini e donne. Anche qualche ragazzo. Morti.

Congelati, tutti raccolti, l’uno sull’altro. In fila, stipati come aringhe in scatola. Erano i cinesi che non muoiono mai. Gli eterni che si passano i documenti l’uno con l’altro.

Ecco dove erano finiti.

Roberto Saviano, Gomorra (Mondadori, 2006)

Coca # 1

zerozerozeroLa coca la sta usando chi è seduto accanto a te ora in treno e l’ha presa per svegliarsi stamattina o l’autista al volante dell’autobus che ti porta a casa, perché vuole fare gli straordinari senza sentire i crampi alla cervicale.

Fa uso di coca chi ti è più vicino.

Se non è tuo padre o tua madre, se non è tuo fratello, allora è tuo figlio.

Se non è tuo figlio, è il tuo capoufficio.

O la sua segretaria che tira solo il sabato per divertirsi.

Se non è il tuo capo, è sua moglie che lo fa per lasciarsi andare.

Se non è sua moglie è la sua amante, a cui la regala lui al posto degli orecchini e meglio dei diamanti.

Roberto Saviano, Zero Zero Zero (Feltrinelli, 2013)

ZeroZeroZero

Sette anni dopo Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra, il nuovo romanzo-verità di Roberto Saviano (Feltrinelli – I Narratori):

Un viaggio di 450 pagine nell’inferno della cocaina: non guarderete più il mondo con gli stessi occhi.

Scrivere di cocaina è come farne uso. Vuoi sempre più notizie, più informazioni, e quelle che trovi sono succulente, non ne puoi più fare a meno. Sei addicted. Anche quando sono riconducibili a uno schema generale che hai già capito, queste storie affascinano per i loro particolari. E ti si ficcano in testa, finché un’altra – incredibile, ma vera – prende il posto della precedente. Davanti vedi l’asticella dell’assuefazione che non fa che abbassarsi e preghi di non andare mai in crisi di astinenza. Per questo continuo a raccoglierne fino alla nausea, più di quanto sarebbe necessario, senza riuscire a fermarmi. Sono botte di adrenalina che mi sparo direttamente in vena. Fiammate che divampano accecanti. Assordanti pugni nello stomaco. Ma perché questo rumore lo sento solo io? Più scendo nei gironi imbiancati dalla coca, e più mi accorgo che la gente non sa. C’è un fiume che scorre sotto le grandi città, un fiume che nasce in Sudamerica, passa dall’Africa e si dirama ovunque. Uomini e donne passeggiano per via del Corso e per i boulevard parigini, si ritrovano a Times Square e camminano a testa bassa lungo i viali londinesi. Non sentono niente? Come fanno a sopportare tutto questo rumore?

Oggi in libreria