Confucio dice che

se un uomo vuole far crescere un filare di grano, prima deve spalare una tonnellata di merda. Poi, un bel giorno, il buco si spalanca e la luce risplende come un raggio di sole in un’epica di Cecil B. De Mille e si sa di aver generato il devo, vivo e famelico.

Devo, come in: “Io credo che resterò su ancora qualche minuto, tesoro, devo vedere come finisce questo capitolo”. (…)

Devo, come in: “Sì, so che dovrei essere già di là a preparare la cena e mi pianterà una grana se saranno surgelati anche questa sera, ma devo vedere come finisce”.

Stephen King, Misery (1991)

Doctor Sleep

di Stephen King

Perseguitato dalle visioni provocate dallo shining, la luccicanza, il dono maledetto con il quale è nato, e dai fantasmi dei vecchi ospiti dell’Overlook Hotel dove ha trascorso un terribile inverno da bambino, Dan ha continuato a vagabondare per decenni. Una disperata vita on the road per liberarsi da un’eredità paterna fatta di alcolismo, violenza e depressione.

Oggi, finalmente, è riuscito a mettere radici in una piccola città del New Hampshire, dove ha trovato un gruppo di amici in grado di aiutarlo e un lavoro nell’ospizio in cui quel che resta della sua luccicanza regala agli anziani pazienti l’indispensabile conforto finale. Aiutato da un gatto capace di prevedere il futuro, Torrance diventa Doctor Sleep, il Dottor Sonno.

Poi Dan incontra l’evanescente Abra Stone, il cui incredibile dono, la luccicanza più abbagliante di tutti i tempi, riporta in vita i demoni di Dan e lo spinge a ingaggiare una poderosa battaglia per salvare l’esistenza e l’anima della ragazzina. Sulle superstrade d’America, infatti, i membri del Vero Nodo viaggiano in cerca di cibo. Hanno un aspetto inoffensivo: non più giovani, indossano abiti dimessi e sono perennemente in viaggio sui loro camper scassati.

Ma come intuisce Dan Torrance, e come imparerà presto a sue spese la piccola Abra, si tratta in realtà di esseri quasi immortali che si nutrono proprio del calore dello shining. Uno scontro epico tra il bene e il male, una storia agghiacciante e meravigliosa, un ritorno al fantastico e all’horror dei primi lavori di King. Doctor Sleep inquieta e fa paura, ma soprattutto commuove ed emoziona.

Il Re è tornato!

Il messaggio nella bottiglia

Il messaggio nella bottiglia, terzo episodio della fortunata “serie della sezione Q” di Carl Mørck, è un buon esempio di come un singolo romanzo di qualità possa gettare una luce diversa su un intero filone frettolosamente  bandito dai propri orizzonti letterari.

Come tutti i lettori che amano definirsi onnivori salvo poi scoprirsi devoti a una cerchia assai ristretta e selezionata di autori, ho affrontato la lettura del nuovo thriller di Jussi Adler-Olsen con qualche riserva psicologica e, come direbbe il buon Paolo Conte, una valigia di perplessità; orfana inconsolabile di Stieg Larsson, per giunta, e reduce da una serie di tentativi dall’esito tutt’altro che incoraggiante avevo concluso che no, grazie, il poliziesco ad alta latitudine non fa per me.

Per fortuna la vita del blogger è bella e varia, e non lesina sorprese: capita perfino di vedersi recapitare una copia in anteprima assoluta di un romanzo che forse non mi sarei presa la briga di acquistare… e male avrei fatto! Perché quanto il (bel) titolo promette – alzi la mano chi non ha mai subito il fascino romantico e vagamente piratesco di un messaggio affidato all’arbitrio delle correnti – , il romanzo mantiene: l’indagine principale – piratesca quanto basta ma niente affatto romantica, ben inteso, a meno di non nutrire un forte penchant per le ossessioni maniaco depressive – prende infatti le mosse dal ritrovamento d’una richiesta di aiuto scritta col sangue e sigillata in una bottiglia di vetro per accompagnarci, in un crescendo di tensione (preparatevi a fare le ore piccole!), nell’inquietante sottobosco del fanatismo religioso.

Ritmi serrati, cadenze d’inganno sapientemente dosate, personaggi credibili che si scolpiscono nella memoria: un thriller coi controfiocchi, insomma, impreziosito dalla disarmante, eccentrica follia dell’intero “reparto speciale della polizia di Copenhagen per i casi irrisolti” (la sezione Q, per l’appunto). Non mi resta che cercare conforto nella massima lowelliana secondo la quale solo ai defunti e agli stupidi non capita mai di mutare opinione, e procurarmi in gran fretta i primi due capitoli della serie.

Professor Langdon,

tre ore fa lei è entrato barcollando al pronto soccorso. Perdeva sangue da una ferita alla testa ed è svenuto. Nessuno aveva la minima idea di chi fosse né di come fosse arrivato qui. Farfugliava in inglese, per cui il dottor Marconi mi ha chiesto di aiutarlo. Io sto trascorrendo un periodo sabbatico qui in Italia, ma sono originaria del Regno Unito”.

Langdon aveva la sensazione di essersi svegliato all’interno di un quadro di Max Ernst.

“Cosa diavolo ci faccio in Italia?”

Dan Brown, Inferno (2013)

In un giorno caldissimo

dell’agosto 1994, mia moglie mi disse che scendeva al Rite Aid di Derry a prendere una ricarica per il suo inalatore perché la sua era esaurita; un farmaco prescrittole dal medico, che credo oggigiorno si venda senza ricetta. Io per quella giornata avevo finito di scrivere e mi offrii di assumermi l’incombenza. Lei mi ringraziò, ma voleva comperare del pesce al supermercato lì accanto; due piccioni con una fava e compagnia bella. Mi soffiò un bacio dal palmo della mano e uscì. La rividi in TV. E’ così che si identificano i morti qui a Derry, non si percorre un corridoio sotterraneo di piastrelle verdi sotto lunghi tubi fluorescenti, non ti tirano fuori un cadavere nudo da una cella frigorifera. Si entra in un ufficio con la scritta PRIVATO, si guarda uno schermo TV e si dice sì o no.

Stephen King, Mucchio d’ossa (1998)

Mi hai chiesto cosa, Andy Bissette?

Se “capisco i diritti che mi hai spiegato”? Miseria! Com’è che certi uomini sono così gnucchi?

No, una bella calmata te la dai tu. Mettiti la lingua in saccoccia e dai retta tu a me per un po’. Ho idea che avrai da ascoltarmi per quasi tutta la notte, perciò ti consiglio di metterti il cuore in pace. Sicuro che capisco quello che mi hai letto! Credi che mi sono fatta fuori tutto il cervello da quando ti ho visto giù al mercato? E’ stato lunedì pomeriggio, nel caso che hai perso il conto dei giorni. Ti ho avvertito che tua moglie te ne diceva di cotte e di crude per quel pane vecchio che hai comprato. Sperperare i dollari per risparmiare sui centesimi, come si suol dire. Scommetto che ci ho visto giusto, eh?
Capisco benissimo i miei diritti, Andy, mia madre non ha tirato su citrulli. Capisco anche le mie responsabilità, che Dio mi assista.

Stephen King, Dolores Claiborne (1993)

The Birds: Il grido muto

Ecco una delle scene più belle e inquietanti di The Birds (Gli Uccelli), capolavoro di Sir Alfred Hitchcock del 1963 basato sull’omonimo racconto di Daphne Du Maurier. Lydia Brenner, interpretata da una splendida Jessica Tandy, scopre il cadavere di un suo conoscente orribilmente straziato dagli uccelli. La donna fugge in preda all’orrore e l’inquadratura del suo grido muto ricorda il più celebre dipinto di Edvard Munch…

Alta tensione

di Harlan Coben

Editore: Mondadori – Omnibus 2013 Quando Suzze Trevantino, un’ex stella del tennis, e suo marito Lex Ryder, membro del duo rock HorsePower, ricevono un post anonimo su Facebook che mette in dubbio la paternità del loro bambino non ancora nato, Lex scompare nel nulla. Suzze, incinta di otto mesi, si rivolge immediatamente a Myron Bolitar supplicandolo di rintracciare il marito. Ma quando Myron trova Lex in un equivoco club di New York ha una grande sorpresa, perché lì si imbatte anche in qualcuno che non si aspettava certo di rivedere: Kitty, la moglie di suo fratello Brad, il quale ha fatto perdere le proprie tracce sedici anni prima, lasciando in eredità a Myron una ferita mai rimarginata. La ricomparsa di Kitty, promessa mancata del tennis, già amica e poi rivale di Suzze, non può essere un caso.
La vicenda a questo punto si complica e l’indagine si sdoppia, ma tutti i sospetti sembrano convergere su Gabriel Wire, cantante e leader carismatico degli HorsePower, che si nega da anni ai propri fan e il cui unico legame con il mondo è il tormentato Lex.
Deciso a ritrovare a ogni costo il fratello e a fare luce sul misterioso Wire, Bolitar, con l’aiuto del suo socio, l’aristocratico e libertino Win, si inoltra in un’intricata rete di rapporti personali e inconfessabili segreti, con incursioni temerarie in una New York ora notturna e altolocata, ora periferica e losca. Ed è fatalmente costretto a fare i conti con il suo passato, pieno di contrasti, menzogne e tenerezze, mentre l’amatissimo padre è sospeso tra la vita e la morte.

In libreria dal 2 luglio 2013. Consigliato.

Gli uccelli

Mai giudicare un libro dal film che ne è stato tratto, ammoniva J.W. Egan: un ottimo consiglio (nove volte su dieci, ammettiamolo, la visione del film ci strappa di bocca il classico “certo che il libro è un’altra cosa”, e tanto peggio per chi, non resistendo al fascino delle immagini, finisce per guastarsi la lettura)… che ci prendiamo il lusso di non seguire! Perché può capitare che una trasposizione cinematografica non soltanto regga il confronto ma finanche superi in qualità ed eleganza la sua pur pregevole fonte letteraria. 

E’ il caso di The Birds, capolavoro hitchcockiano ispirato all’omonimo racconto della scrittrice britannica Daphne Du MaurierContinua a leggere “Gli uccelli”

Limite ignoto


Prefazione di Alan D. Altieri 
Illustrazione di copertina di Ben Baldwin 
Mezzotints Ebook – Collana Prisma
Formato ebook (epub, mobi) 
Pagine: 90 – Lingua: Italiano 
ISBN epub: 9788898479061 
ISBN mobi: 9788898479078
Prezzo di copertina: € 2,49 

Esordio per la nuova collana Prisma di Mezzotints Ebook, diretta da Alan D. Altieri e dedicata alla esplorazione ad ampio raggio del lato oscuro. Prisma come primo titolo presenta “Limite Ignoto” di Massimo Rainer, un romanzo thriller inedito, torbido ed estremo, un viaggio negli inferi della giustizia che svela un vero e proprio regno del male, che vive e si riproduce sotterraneamente, crimine dopo crimine. Rainer riesce a creare un microcosmo originale e inaspettato tra i tessuti del carcere, dei tribunali, delle attività delinquenziali, abitato da protagonisti che spaccano le pagine. Il sangue, la depravazione, la morte, la maschera ambigua della giustizia conducono la spiazzante narrazione verso un finale inaspettato, che lascia indubbiamente il segno. Il Limite, stavolta, è davvero ignoto.

Il libro:

Un avvocato penalista si reca a far visita in carcere a un giovane detenuto, accusato di un reato ignobile. Tutto molto normale. O forse no. Non c’è nulla di scontato, quando si intraprende una discesa agli Inferi senza lanterna. Non c’è nulla di ovvio, in un non luogo, dove la coscienza e la redenzione non hanno diritto di cittadinanza. Nessuna Giustizia, nessuna pietà. E nessuna identità, dove l’umanità è un’ipotesi. Chi è vittima? Chi è carnefice? Chi è strumento? E quanto può essere profondo l’abisso? 

Dalla prefazione di Alan D. Altieri:

La linea di partenza di Limite Ignoto è tanto banalmente ordinaria quanto sinistramente subdola. Un carcere collocato (perduto?) nel mezzo del nulla, un avvocato difensore che ha ben di meglio (di peggio?) da fare, un detenuto arrestato (sacrificato?) per un crimine mostruoso. Per cui l’avvocato segue il manuale: assorbimento della verità (nothing but an undiscovered lie), allestimento della difesa (or whatever mitation thereof), suggerimento della via d’uscita (all we are is dust in the wind). Tutto a posto, certo. E niente, niente in assoluto, in ordine. Perchè il limite ignoto non è più soltanto là fuori. È già arrivato a dilagare dentro. Dentro tutto. E dentro tutti. Così, quella apparentemente banale linea di partenza carcere-avvocato-imputato si rivela la soglia di un’inesorabile, ineluttabile discesa agli inferi. Ruote all’interno di altre ruote, inganni avvitati su altri inganni, crimini che generano altri crimini. Con “Limite Ignoto”, Massimo Rainer esegue l’impietosa radiografia ai raggi-X di un impero del male dove la depravazione è la fede e la morte è la divinità. Quell’impero del male ha un feticcio sacrificale, iVstitia, e ha un’amigdala letale, lex.. Qualcosa che faremo davvero meglio a non dimenticare la prossima volta che passiamo davanti a uno dei quegli incombenti palazzi con troppe colonne squadrate e troppo finestre a inferriata, con sulla facciata parole già di per se stesse arcane, rese comunque illeggibili dall’inquinamento. Perchè, sempre qui e ora, dimenticare significa seppellire. Tutto. E tutti.

L’autore:

Quarantaquattro anni, avvocato penalista, milanese, Massimo Rainer nutre da sempre la passione per l’Estremo e il Lato Oscuro, forse a scopo catartico. Presente in alcuni racconti per il Giallo Mondadori, Limite Ignoto è il suo terzo romanzo, dopo Rosso italiano (Barbera, 2007) e Chiamami Buio (Todaro, 2011).

Disponibile da oggi nelle principali librerie online

 

La stanza della morte

di Jeffery Deaver

Editore: Rizzoli
Collana: Rizzoli Best

Lincoln Rhyme torna in scena, sulla scena del crimine, naturalmente: che questa volta si trova alle Bahamas ed è la stanza d’albergo in cui un cecchino ha ucciso Robert Moreno, cittadino americano, noto attivista a favore dei diritti dei popoli del Sud America. L’omicidio è stato commissionato dal governo degli Stati Uniti per sventare i piani terroristici dell’uomo, ma i primi accertamenti rivelano che Moreno stava preparando una manifestazione pacifica e non un attentato. Per Nance Laurel, rigida viceprocuratore distrettuale animata da una totale, quasi fanatica dedizione al suo mestiere, l’organizzazione che ha eliminato Moreno e altri due innocenti deve essere inchiodata alle sue responsabilità. Rhyme e la sua partner Amelia Sachs indagano seguendo la scienza e l’intuito, com’è loro abitudine. Ma ai Caraibi le tracce lasciate dal cecchino svaniscono appena prima che Rhyme le riesca ad analizzare, e la polizia locale non sembra ansiosa di collaborare. Rimasta a New York, Amelia Sachs segue una pista parallela ripercorrendo gli ultimi giorni di Moreno da vivo: e le sue intuizioni si rivelano così esatte da farle correre pericoli sempre più alti. Nelle pieghe del caso si annida anche un killer con la passione per l’alta cucina, che sa usare da virtuoso i suoi sofisticati coltelli; e intanto nella Stanza della Morte vengono prese decisioni che ancora una volta rischiano di confondere colpevoli e innocenti.

Oggi in libreria

Io sono l’Ombra.

Attraverso la città dolente, io fuggo.
Attraverso l’eterno dolore, io prendo il volo.
Lungo la riva dell’Arno, corro arrancando senza fiato… volto a sinistra, in via dei Castellani, e mi dirigo verso nord, rannicchiandomi nell’ombra degli Uffizi.
E loro continuano a inseguirmi.
Il suono dei passi alle mie spalle si fa sempre più forte, mi danno la caccia con determinazione implacabile.
Mi inseguono da anni, ormai. Un’ostinazione che mi ha costretto alla clandestinità, a vivere in purgatorio, a lavorare sottoterra come un mostro ctonio.

Io sono l’Ombra.

Dan Brown, Inferno (Mondadori, 2013)

Joyland

di Stephen King

Collana: Pandora
Estate 1973, Heaven’s Bay, Carolina del Nord. 
Devin Jones è uno studente universitario squattrinato e con il cuore a pezzi, perchè la sua ragazza lo ha tradito. Per dimenticare lei e guadagnare qualche dollaro, decide di accettare il lavoro in un luna park. Arrivato nel parco divertimenti, viene accolto da un colorito quanto bizzarro gruppo di personaggi: dalla stramba vedova Emmalina Shoplaw che gli affitta una stanza ai due coetanei Tom ed Erin, studenti in bolletta come lui e ben presto inseparabili amici; dall’ultranovantenne proprietario del parco al burbero responsabile del Castello del Brivido. Ma Dev scopre anche che il luogo nasconde un terribile segreto: nel Castello, infatti, rimasto il fantasma di una ragazza uccisa macabramente quattro anni prima. E così, mentre si guadagna il magro stipendio intrattenendo i bambini con il suo costume da mascotte, Devin dovrà anche combattere il male che minaccia Heaven’s Bay. E difendere la donna della quale nel frattempo si è innamorato.

Da oggi in libreria

Il Mangiateste, di Samuel Giorgi

Editore: Piemme
Collana: Linea Rossa

Grazzeno è un paesino della Val d’Ossola che non ha niente di speciale. Se non fosse per quei tredici suicidi nell’arco di pochi mesi che hanno lasciato la polizia senza risposte e la comunità in preda al panico. Il giorno in cui, tra quelle montagne, arriva Luna Fontanasecca, molti la osservano con curiosità e diffidenza. La cosa non la disturba, ci è abituata. «Quando sei fatta come me, o ti rodi il fegato per tutta la vita oppure ti ci diverti. Niente di straordinario, sono solo un po’ insolita. Smunta, magra e pallida, una specie di cencio scolorito.» Luna è una giovane criminologa dotata di un intuito singolare. Fa parte della squadra del professor Bruno Widmann, specializzata in casi irrisolti e dai metodi poco convenzionali. 
Mentre cerca di fare luce sulla vicenda si imbatte in antiche superstizioni di cui qualcuno si serve per spiegare quell’orrore. E in una figura misteriosa fuggita da un incubo: il Mangiateste. 
A ben vedere Grazzeno non è proprio un posto qualunque. A Villa Luce, la clinica che in paese ospita soggetti con gravi problemi psichici, succedono cose strane. Soprattutto in quell’Ala Est di cui nessuno parla. Luna non è tipo da lasciarsi impressionare, ma quando dopo mesi di quiete le morti riprendono, capisce che non può più essere solo una spettatrice. Ora, in quella storia, c’è dentro fino al collo.

Oggi in libreria

La trilogia Millennium, di Stieg Larsson

“Non hai niente da scrivere?” gli ho chiesto.

“No, ma stavo pensando a quel testo che ho scritto nel 1997, quello del vecchio che ogni Natale riceve un fiore, te lo ricordi?”

“Certamente!”

“Vorrei sapere cosa gli è successo”

Eva Gabrielsson, Stieg e io. La storia d’amore da cui è nata la Millennium Trilogy (Marsilio Editori – Gli specchi, 2012)

Il vecchio in questione è il potente industriale svedese Henrik Vagner e l’innocente scambio di battute appena citato documenta la genesi di un fenomeno editoriale unico nel suo genere. La bozza di testo a cui si fa riferimento diverrà infatti lo straordinario, folgorante prologo di Uomini che odiano le donne, primo capitolo della trilogia Millennium.

Metto le mani avanti e confesso, a scanso di equivoci: amo profondamente questo trittico di romanzi e considero l’opera di Stieg Larsson un bell’esempio di quel che si potrebbe definire “artigianato di genio”. Sarebbe dunque preferibile abbandonare l’impresa, guardarsi bene dal recensire: raccontare un amore e provare ad analizzarne le ragioni espone l’incauto commentatore al rischio del giudizio iperbolico, dell’eccessiva partigianeria. Con tutto ciò ho deciso di tentare ugualmente, abbarbicandomi alla speranza che un impeto emozionale sincero possa assurgere, anche solo per un momento, al rango di analisi.

Non sono sola, in quest’avventura nel profondo nord: seguo la nobile impronta di Mario Vargas Llosa, Premio Nobel per la letteratura nel 2010, il quale dichiara di aver letto la trilogia larssoniana “con la stessa febbrile eccitazione con la quale da bambino e adolescente lessi Dumas, Dickens e Victor Hugo“. Il paragone non ha nulla di blasfemo ove si consideri che, con buona pace dei detrattori e sotto molteplici punti di vista, la saga in commento è già un classico e occupa un posto di sicuro rilievo nel panorama letterario mondiale.

Proviamo a vedere perché.

Continua a leggere “La trilogia Millennium, di Stieg Larsson”

Dalla Svezia con amore

La vita, l’arte e l’impegno di Stieg Larsson

… all’ora di pranzo il caporedattore Morander spirò. Era stato tutta la mattina chiuso nella sua gabbia di vetro mentre Erika insieme al segretario di redazione Peter Fredriksson aveva un incontro con la redazione sportiva per conoscere i collaboratori (…). Quando fecero ritorno al bancone videro Håkan Morander alzarsi dalla scrivania e avvicinarsi alla porta. Aveva un’espressione stupita. Poi si piegò bruscamente in avanti afferrando lo schienale di una sedia per qualche secondo prima di cadere sul pavimento. Era morto prima ancora che l’ambulanza avesse fatto in tempo ad arrivare.

Stieg Larsson, La regina dei castelli di carta (Marsilio Editori)

Il 9 novembre del 2004, all’età di soli cinquant’anni, Karl Stig-Erland (Stieg) Larsson – cofondatore della rivista trimestrale Expo e autore di un poderoso trittico di romanzi del quale non avrebbe conosciuto le planetarie fortune – venne stroncato da un infarto sotto lo sguardo attonito dei colleghi giornalisti. L’ascensore dell’edificio di Stoccolma dove aveva sede Expo era guasto, quel giorno, e Larsson decise di percorrere a piedi i sette piani di scale che lo separavano dalla redazione; il superlavoro, lo stress, le troppe sigarette e i troppi caffè fecero il resto. Nel manoscritto che aveva consegnato una manciata di settimane prima alla casa editrice Norstedts – manoscritto che sarà pubblicato nel 2007 e che costituirà il terzo capitolo della cosiddetta trilogia Millennium – lo sfortunato giornalista svedese aveva descritto e commentato la morte improvvisa di un suo personaggio (il caporedattore del quotidiano conservatore Smp) senza immaginare che un destino beffardo aveva in serbo per lui la medesima sorte.

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“Che la gente muoia sul posto di lavoro è insolito, anzi raro” leggiamo alla pagina 256 del profetico tomo. “Si dovrebbe avere la cortesia di mettersi in disparte, per morire. Di andare in pensione o in malattia e un bel giorno diventare oggetto di conversazione in mensa. A proposito, hai sentito che il buon vecchio Karllson è morto venerdì scorso? Sì, il cuore. Il sindacato manderà dei fiori per i funerali. Morire sul posto di lavoro e sotto gli occhi dei collaboratori era diverso.”.

Diverso, sì, sfacciatamente brutale.

Eppure assai poco sorprendente ove si consideri la serie infinita di richiami e compenetrazioni tra la biografia di Stieg Larsson e le vicende narrate nei suoi romanzi.

Continua a leggere “Dalla Svezia con amore”

Uno da leggenda

Larger than life, così lo ha definito Jeffery Deaver: “uno da leggenda”.
Se avete letto Io uccido – chi non lo ha fatto si affretti a rimediare, s.v.p.! – probabilmente vi troverete d’accordo con il re del thriller statunitense.
Oggi Giorgio Faletti compie sessantadue anni, facciamo quattro passi nella sua bibliografia?

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Anche in questo siamo uguali.

L’unica cosa che ci fa differenti è che tu, quando hai finito di parlare con loro, hai la possibilità di sentirti stanco.

Puoi andare a casa e spegnere la tua mente e ogni sua malattia.

Io no.

Io di notte non posso dormire, perché il mio male non riposa mai.

E allora tu cosa fai, di notte, per curare il tuo male?

Io uccido…

Un DJ di Radio Monte Carlo riceve, durante la sua trasmissione notturna, una telefonata delirante. Uno sconosciuto, dalla voce artefatta, rivela di essere un assassino. Il fatto viene archiviato come uno scherzo di pessimo gusto. Il giorno dopo un pilota di Formula Uno e la sua compagna vengono trovati morti e orrendamente mutilati sulla loro barca. Inizia una serie di delitti, preceduti ogni volta da una telefonata con un indizio sulla prossima vittima, e ogni volta sottolineati da una scritta tracciata col sangue, che è nello stesso tempo una firma e una provocazione: io uccido… Per Frank Ottobre, agente dell’FBI, e Nicolas Hulot, commissario della Sureté publique, inizia la caccia a un fantasma inafferrabile. Alle loro spalle una serie di rivelazioni che portano poco per volta a sospettare che, di tutti, il meno colpevole sua forse proprio lui, l’assassino. Di fronte a loro un agghiacciante dato statistico. Non c’è mai stato un serial-killer nel Principato di Monaco. 

Adesso c’è.

*

Nome: Jordan Marsalis – Statura: 1,86 – Occhi: Azzurri – Capelli: Sale e pepe – Età: 37 – Mezzo di locomozione: Ducati 999 – Indirizzo: 54 West 16esima Strada – Grado: Ex tenente del NY Police Department – Città: New York

Nome: Maureen Martini – Statura: 1,72 – Occhi: Neri – Capelli: Neri – Età: 29 – Mezzo di locomozione: Porsche Boxster – Indirizzo: Via della Polveriera 44 – Grado: Commissario della Polizia di Stato – Città: Roma

Queste due persone, così lontane e differenti da non avere apparentemente nulla in comune, si troveranno unite di fronte a un lucido e spietato assassino che si diverte a comporre i corpi delle sue vittime come i personaggi dei Peanuts…

*

Le guerre finiscono.

L’odio dura per sempre.

Non c’è morbosità apparente dietro le azioni del serial killer che tiene in scacco la città di New York. Non sceglie le vittime seguendo complicati percorsi mentali. Non le guarda negli occhi a una a una mentre muoiono, anche perché non avrebbe abbastanza occhi per farlo.

Una giovane detective che nasconde i propri drammi personali dietro a una solida immagine e un fotoreporter con un passato discutibile da farsi perdonare sono l’unica speranza di poter fermare uno psicopatico che nemmeno rivendica le proprie azioni. Un uomo che sta compiendo una vendetta terribile per un dolore che affonda le radici in una delle più grandi tragedie americane. Un uomo che dice di essere Dio.

*

61sNsJO9LrL._SL1240_1978. Mentre l’Italia intera vive i giorni drammatici del sequestro Moro, una Milano stremata dagli scontri politici e sotto la minaccia del banditismo si prepara a diventare la Città da Bere degli anni Ottanta. … E’ in questo ambiente, tra ristoranti di lusso, discoteche, bische clandestine e cabaret – dove cresce una nuova generazione di comici – che conduce i propri affari un uomo enigmatico, affascinante, reso cinico da una menomazione inflittagli per uno sgarbo. Tutti lo conoscono con il nome di Bravo.

Solo gli stupidi e gli innocenti non hanno un alibi.

BUONA LETTURA!

Norman Bates

udì il rumore e ne rimase sconvolto.
Sembrava che qualcuno stesse picchiando contro il vetro della finestra.
Sollevò la testa, di scatto, pronto ad alzarsi, e il libro gli scivolò di mano, in grembo. Poi si rese conto di che cosa era quel rumore: soltanto pioggia. Pioggia del tardo pomeriggio che batteva, di traverso, contro i vetri del salotto.
Norman non si era accorto che aveva incominciato a piovere, che era calato il crepuscolo. Ma ora faceva piuttosto scuro nel salotto, ed egli allungò un braccio per accendere la lampada prima di riprendere la lettura.
La lampada era una di quelle da tavolo, di tipo antiquato, con paralume di vetro opaco e con frangia di cristalli. Per quanto ne ricordava, era sempre stata della madre, la quale si era costantemente rifiutata di scartarla. Norman non aveva sostanzialmente obiezioni da fare su questo punto; aveva trascorso in quella casa tutti i quarant’anni della sua vita, e c’era qualcosa di piacevole, di rassicurante nel fatto di essere circondato da oggetti familiari.
Tutto aveva il suo posto preciso, lì dentro; i cambiamenti avvenivano solo fuori.

Robert Bloch, Psycho (1959)

Psycho

Inauguriamo la rubrica Il club dei 39 – trentanove spunti di riflessione per celebrare Sir Alfred Hitchcock, il solo e unico Maestro del Brivido – con un capolavoro assoluto dell’arte cinematografica: Psycho, film del 1960 basato sull’omonimo romanzo di Robert Bloch.

Siamo lieti di pubblicare (per gentilissima concessione dell’autore) e condividere con voi la pregevole recensione di Aniello Troiano, fondatore e direttore della rivista letteraria Fralerighe:

Psycho – Alfred Hitchcock (1960)

di Aniello Troiano

Psycho è un vero e proprio cult movie, uno di quei film che “devi” vedere, che tutti conoscono, almeno per sentito dire. Un film che non ha bisogno di presentazioni, insomma. Dopo averne sentito parlare fino allo sfinimento, mi sono deciso a vederlo.

Phoenix, Arizona. 

Marion Crane lavora in una società immobiliare e ama un uomo divorziato, Sam Loomis. I due vorrebbero vivere insieme, ma Sam ha problemi economici e per questo è costretto a rimandare sempre la loro convivenza. Marion, pur a malincuore, capisce e sopporta la situazione. Ma quando le vengono affidati 40.000 dollari dal suo direttore, non ci pensa due volte: quei soldi sono l’opportunità della sua vita. Invece di depositarli in banca, si mette in viaggio per raggiungere il suo Sam e realizzare il loro progetto amoroso. Ma il viaggio è lungo, arriva la sera, e Marion deve dormire. Si imbatte nel Bates Motel, una struttura solitaria e deserta gestita dal timido Norman, che vive in una casa vicino al motel con la sua vecchia madre.

Quella sera, Marion riflette su ciò che ha fatto e si pente. Decide di porre fine a quella situazione e di restituire i soldi. L’indomani si metterà in viaggio per tornare a Phoenix. Ma adesso deve dormire. E prima deve fare una doccia… Continua a leggere “Psycho”

Scienza del Comportamento,

la sezione dell’FBI che si occupa degli omicidi in serie, è al piano più basso della sede dell’Accademia a Quantico, ed è semisepolta nel terreno.

Clarice Starling vi arrivò un po’ affannata dopo una veloce camminata da Hogan’s Alley, il poligono di tiro. Aveva qualche filo d’erba tra i capelli e macchie d’erba sulla giacca a vento dell’Accademia perché aveva dovuto buttarsi al suolo sotto il fuoco, in un’esercitazione di arresto al poligono.

Nell’anticamera non c’era nessuno, e così si assestò rapidamente i capelli guardando la propria immagine riflessa nella porta di vetro. Sapeva di avere un aspetto accettabile anche senza farsi bella. Le mani avevano odore di polvere da sparo, ma non aveva avuto il tempo di lavarle… la convocazione del caposezione Crawford era urgente.

Thomas Harris, Il silenzio degli innocenti (1988)

L’uomo è uno e nessuno.

io_uccido_giorgio_faletti_asti_libro_2Porta da anni la sua faccia appiccicata alla testa e la sua ombra cucita ai piedi e ancora non è riuscito a capire quale delle due pesa di più.

Qualche volta prova l’impulso irrefrenabile di staccarle e appenderle a un chiodo e restare lì, seduto a terra, come un burattino al quale una mano pietosa ha tagliato i fili.

Giorgio Faletti, Io Uccido (Baldini&Castoldi, 2002)

Il codice da Vinci

Alcuni di voi storceranno il naso, lo so.

Il romanzo che sto per presentare ha sollevato un bel polverone, qualche tempo fa… polemiche accese (e in larga parte pretestuose) che hanno alimentato in molti il convincimento che l’opera in questione – bestseller internazionale che non ha mai avuto la pretesa di definirsi un saggio storico *** – sia in qualche misura una “truffa”, un tentativo malriuscito di vendere al grande pubblico un certo numero di tesi anti-cattoliche. Accantoniamo per un momento le diatribe storico-teologiche, tuttavia, e sforziamoci di vedere Il codice da Vinci (The Da Vinci Code, 2003) per quello che è: un thriller coi controfiocchi. Continua a leggere “Il codice da Vinci”