È la sottomissione. L’idea sconvolgente e semplice, mai espressa con tanta forza prima di allora, che il culmine della felicità umana consista nella sottomissione più assoluta.
Parigi, 7 gennaio 2015: un attentato terroristico in seguito rivendicato dal braccio yemenita di Al-Qāʿida insanguina la sede del periodico satirico “Charlie Hebdo” durante la riunione settimanale di redazione, provocando la morte di dodici persone (fra le quali il direttore Stéphane Charbonnier e i noti vignettisti Cabu, Tignous, Philippe Honoré e Georges Wolinski) e il ferimento di altre undici. In quello stesso giorno vede la luce in Francia il nuovo, attesissimo romanzo di Michel Houellebecq, già protagonista – coincidenza nella coincidenza che dimostra una volta di più, se mai ve ne fosse bisogno, che la realtà supera sempre, e di gran lunga, la fantasia – del n. 1177 del controverso “journal irrésponsable” uscito in edicola poche ore prima della strage.
Aspramente criticato e tacciato di islamofobia prima ancora di venire al mondo (ha giocato un ruolo cruciale, in questo, la personalità a dir poco ingombrante dell’autore, provocatore nato finito sotto processo nel 2002 per aver definito l’Islam “la più stupida delle religioni”, “pericolosa fin dalla sua apparizione”), il lavoro in commento colpisce anzitutto per l’assoluta mancanza di passaggi o riferimenti anche solo vagamente ostili alla cultura islamica: quest’ultima, che pure è intrigante ed efficacissima cornice nonché filo conduttore del romanzo (assistiamo, per il tramite di François, alle magnifiche sorti della Fratellanza musulmana, alla sua inarrestabile quanto pacifica ascesi alle vette del potere), non ne costituisce affatto l’argomento centrale. Potente e direi perfino coraggiosa narrazione distopica che può senz’altro annoverarsi tra le migliori opere di fantapolica mai scritte, “Sottomissione” racconta, a ben guardare, tutt’altro. Continua a leggere “Sottomissione, di Michel Houellebecq”